sabato 3 agosto 2013

La Madre


65 - La Madre (agosto 2013)



La crisi economica dilaga e a farne le spese più care sono prima il socio in affari e poi la moglie dell'uomo che ci verrà presentato come Jeffrey e che pronti-via, dopo aver disseminato una scia di sangue invisibile dietro di sé, conduce le proprie figlie di pochi anni ad un incidente stradale che ha come più grave conseguenza il rifugio in una piccola baita apparentemente abbandonata.
È insieme epilogo di un convulso esordio narrativo e spunto iniziale di una vicenda in realtà sin dal suo avvio fin troppo marcata per non destare incredulità e troppo poco mistificata per concedere allo spettatore qualcosa che questi non abbia già almeno in parte potuto immaginare.

Di azzeccato c'è la caratterizzazione del contesto: il mondo moderno seguita, incurante, a fagocitare le nostre debolezze, mentre l'uomo piccolo perde la ragione. Si macchia di più crimini efferati e viene salvato dal compierne altri, ma abbracciando l'irrazionale come sua unica via di fuga da qualcosa che non è più in grado di controllare trova qualcosa di presumibilmente più spaventoso ad attenderlo.
Qualcosa che si annida nell'ombra, che non ama far mostra di sé e che è, a sua volta, conseguenza di un antefatto che affonda le radici molto in profondità, qualcosa di non molto diverso da ciò che accade quotidianamente.

Come l'atavico richiamo alle origini gli impone dunque, l'horror (barra thriller) si fa specchio dell'imponderabile e beffa del conforto delle proprie certezze, punzecchiando le coscienze al punto da risvegliarne le antiche angosce, (erroneamente) considerate ormai superate attraverso il progresso e la tecnologia.
La sorpresa è che non è affatto così: per quanto noi possiamo considerare passato il passato, esso è sempre presente in noi.
La tendenza al riciclo continuo del genere, poi, ha ormai partorito una serie di titoli dal più al meno riuscito, tra loro simili al punto che, desensibilizzati dall'effetto visivo o sonoro, riesce francamente arduo sorprendersi nell'atto di concedere molto di più che una breve curiosità morbosa e, forse, un piccolo sorrisetto beffardo.

L'archetipo dello spettro, del fantasma, qui però non si limita alla risoluzione di una resa dei conti lasciata in sospeso ma si corrobora, nella sua visceralità emotiva, dell'iperprotettività della "Madre", sentimento umano e sempiterno e che si riallaccia a quell'insieme di sensazioni primordiali che governano l'uomo.
Non si tratta solo di un altro deplorevole spirito maligno da cacciare più in fretta possibile, ma è strumento di indagine, tratto comunicante fra l'uomo libero e consapevole (ma non per questo meno a rischio) in una società che si stima più evoluta e l'angolo buio del proprio scantinato del quale a stento ci ricordiamo; espressione dell'immortalità delle nostre ossessioni ultraterrene.

L'intrico non è dei più elaborati, va detto, e per un film che strane-apparizioni-improvvise-e-rumorose a parte, vuol vivere di suspence e mistero, si può dire una pecca abbastanza grave. Ma la resa fra il detto e il lasciato intendere, la delicata sospensione fra le vicende e il sentore, quasi inevitabile, di preannunciato trasportano il tutto fuori dalla propria orbita, come a voler volontariamente lasciare intonsa qualche pagina finale del racconto.

Il film pecca chiaramente nell'eviscerazione di una storia peraltro particolarmente arida di appigli, ma non sfigura nell'esposizione: evita quei ripetitivi e fastidiosi "spiegoni" che sono ormai all'ordine del giorno nel genere (v. Paranormal Activity o Insidious), fra sedicenti esperti che si illuminano di una scienza non riconosciuta, limita le ridondanze e procede a passi misurati lungo un sentiero di cui, è vero, si intuisce lo sbocco ma che si guarda dal riempire di cartelli e segnali a consumo dello spettatore incurante.
Molto succede a livello inconscio, anche nei personaggi: non a caso sono i sogni (durante il semplice sonno o il coma) a rimestare nel passato e ad alimentare una ricerca della verità in effetti tanto imperscrutabile quanto concisa.

Qualche escamotage qua e là non troppo riuscito (abbastanza ridicolo ed incomprensibile - se non per risparmiare sul budget - quello della parentela gemellare), sommaria sensazione di già visto (bilanciata però dal ricorso nullo allo splatter), generale debolezza del plot.
Ma tutto sommato un prodotto che non può temere troppo considerata la concorrenza e che arruola comunque buoni attori (davvero sprecato ridurre la Chastain a questo ruolo) e offre un titolo per appassionati senza darsi troppo per scontato e anzi, mantentendo un buon vigore nel suo complesso.

Diretto dall'esordiente Andy Muschetti e prodotto da quel Guillermo Del Toro navigato regista horror le cui celebri atmosfere fantasy non possono non essere ascritte di una certa influenza su questo film.


Scena scelta










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