giovedì 11 dicembre 2014

Scemo & + Scemo 2


85 - Scemo & + Scemo 2 (dicembre 2014)




Sono passati vent'anni e Lloyd è ora rinchiuso in una clinica psichiatrica, ridotto in una sorta di stato vegetativo. Per tutto questo tempo l'amico Harry ha continuato a fargli visita, lo ha accudito e si è prestato alle peggiori nefandezze, vittima inconsapevole del rapporto - scopriremo - tutt'altro che spento che lo lega al vecchio compagno di scemenze.

Dietro c'è la prima delle tante gag che ci aspetteranno come prevedibile che fosse, e soprattutto la scoperta della malattia di Harry, malattia che lo costringerà a cercare un nuovo rene e, di conseguenza (se vi pare che ci sia un salto logico no, non siete voi) a mettersi in viaggio verso la ricerca della figlia che pensa di aver avuto anni prima.

Il sequel dell'ormai ventennale film dei fratelli Farrelly mostra immediatamente di che pasta è fatto: autocitazioni a gogo, battute spiazzanti e tossiche, nuovo lustro a pose e atteggiamenti già impressi nella memoria, iper-accentata demenzialità in ogni sua componente; in una parola: fedeltà a se stesso.
Nonostante qualche naso storto, I Farrelly colpirono una discreta cerchia di fanatici con quel film, ed ecco perché ne fanno un sequel: nessuno di loro avrebbe voluto vivere in un mondo in cui non fosse possibile sapere cosa ne era stato dei due scemi per eccellenza. Quello che non poteva che rivelarsi un affettuoso viaggio nei ricordi è alla fine un film divertente e guardabilissimo, con un dolce retrogusto di "crescita interrotta" che ferma il momento e ci ri-proietta nel passato.
Proprio quando non ti aspetteresti che i cari vecchi Harry e Lloyd non possano più sorprenderti e diventare più stupidi di così, ecco che ti smentiscono e raggiungono nuove, inesplorate, vette.

Ed è questo il bello, la sua totale assurdità, la resiliente forma di un'amicizia che se non fosse per gli aspetti fisici alquanto cambiati dei suoi protagonisti, non si direbbe proprio essere passata per un arco di tempo così lungo, talmente è uguale a com'era.

Per essere un film per aficionados, e con tutto sommato poche pretese non è per niente male: la sceneggiatura è così e così e l'impianto narrativo è meno convincente, percettibilmente meno spontaneo e un po' più pigro del precedente capitolo; spesso è forte la sensazione che la scrittura navighi a vista, non tanto nell'intreccio (da manuale, per una commedia dei Farrelly) ma nella qualità dei suoi sketch, però poi c'è l'evidente forzatura recitativa dei suoi attori, con la loro brillantemente demenziale espressività e straordinaria chimica dei bei tempi a rendere anche le battute più squallide, trash, o autoreferenziali particolarmente divertenti quantomeno per il genere, proprio come ti aspetteresti dal tuo feticcio preferito.

Dopo un discretamente vivace avvio, se il film non cola a picco sotto il peso delle sue stesse esagerazioni - Lloyd è più aggressivo, disgustoso e fuori luogo che mai; Harry invece ben più remissivo e questo ricalibra il peso specifico della coppia - lo deve proprio alla giusta formula di intensità su cui riescono ad accordarsi Jim Carrey e Jeff Daniels (due attori che in film di questo tipo non sono soliti vedersi spesso), di nuovo insieme, bellamente ricoperti di ingenua vanagloria, folle irresponsabilità, stolta complicità e uniti dal cattivo gusto per gli scherzi che, fra il non-sense più esilarante e l'eccesso di politically incorrect, regalano ancora ottimi momenti di Harry e Lloyd.

Ma, pur essendo un chiaro omaggio a se stesso (ritroveremo comparsate, scene e scenografie pressoché identicamente ricreate, farciture narrative aggrappate ai cenni lasciati in sospeso la prima volta che li abbiamo conosciuti) il film ha decisamente troppi momenti di "non-so-cosa-dire" in cui attinge al suo diretto passato per sviare l'attenzione dal fatto che nella sostanza del plot non c'è molto altro, oltre ad una reunion tanto attesa (almeno dai suoi fan), un viaggio on-the-road che ricalca molti suoi prevedibili clichè comici e un nuovo, profondo assaggio di una celebrazione di stupidità di cui è sempre un po' bello poter dire di essere stati testimoni, ancora una volta.

Almeno, finché non ti uccide.
O forse anche in quel caso.


Scena scelta










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