domenica 1 gennaio 2017

The Neon Demon


108 - The Neon Demon (gennaio 2017)




La storia di una giovanissima modella che tenta di farcela a Los Angeles.

Un film sul potere e sulla parabola sociale della bellezza, come attrazione e minaccia (quindi un elemento misterioso e neutro, capace di produrre conseguenze oggettive anche quando soggettive). Refn gli rispolvera addosso la solita perfetta, pulitissima, tempra atmosferica: musiche sapide, luci - al neon ovviamente - caldissime e soffuse, il letargismo di una regia - ralenti, poca profondità, movimenti morbidi di macchina - che per prima tenta di assaporare l'effimero risultato di ciò che ha per oggetto con uno smisurato formalismo concettuale e ritmi vellutati; e acuisce un'ambiguità voluta e mantenuta oltre i più visitati luoghi delle apparenze.

Più vuoto di significato è il contenuto più vacue sono le immagini, quasi per sfida; si nota un velo di constatazione satirica fra i suoi meandri ma per lo più le mire di Refn sono altre, il senso della sorpresa visiva e l'irrigidimento della spoglissima trama nelle maglie del suo manierismo estetico su tutti.

Bellezza come qualcosa di irrinunciabile e di insopportabile nei suoi due estremi, seducente ma pericolosa ("Dangerous"), meravigliosamente catartica ma anche terribile nelle sue conseguenze. Un sole da cui non si può che dipendere e allo stesso tempo una piaga che rende peggiori e impedisce il disinteresse: concentra gli sforzi, crea e distrugge (Eros e Thanatos) e quindi rende immortali.

In generale Refn oscilla fra questi due concetti alternando cose di una purezza assoluta con luci via via sempre meno diffuse e aperte (non casuale la scelta del volto giovanissimo e diafano di Elle Fanning che oltre a prestarsi al discorso centrale, sembra quasi dipinto di momento in momento, invariabilmente a seconda dell'illuminazione) al trash più trascurabile che prende coraggio nell'ultimo Atto della pellicola, facendo della solita schizofrenia stilistica Refniana il vero motivo trainante di un film senz'altro più rivolto a un estetismo chiuso in se stesso (e che quindi spiega la esigua fetta di consensi ricevuti) che altro, ma che, ad un livello artistico meramente inteso ("L'art pour l'Art") sintetizza anche sul piano concettuale un messaggio, un significato, un'evoluzione di forma, e realizza un risultato affascinante nell'unico vero senso del termine.

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