martedì 17 febbraio 2015

Ida


89 - Ida (febbraio 2015)




Una monaca cattolica sta per prendere i voti, quando è chiamata a riscoprire le proprie origini per mezzo del contatto con la zia, ultimo frammento che separa la sua vita di clausura, la sola che ha mai conosciuto, dal mondo esterno.

In quella lunga e tortuosa strada splendidamente incorniciata nella fotografia in bianco e nero di Lenczewski, un b/n che avvolge il paesaggio nel ricordo di un passato sconvolgente eppure ancora così urgente ma che allo stesso tempo si presta a sorreggere il conflitto spirituale su cui è edificato il film di Pawlikowski, c'è quella stessa idea di distacco, di separazione, e di tiepido rifugio da una sofferenza difficile, forse impossibile da raccontare pienamente.

Per questo il regista polacco realizza un film sui silenzi e sull'imbarazzo, su una vergogna dimenticata e sull'espiazione di una colpa il cui peso grava ancora come un macigno sullo sguardo ipnotico del paesaggio polacco; in questa ricerca sistematica del dettaglio, in cui le parole sono quasi strappate con la forza e le espressioni diventano a loro volta un quadro raffinato da interpretare, sono piuttosto le inquadrature, tutte così significative e particolari, a comporre con efficacia una severità che l'ambientazione geografica, storica e sociale della Polonia del secondo dopoguerra è in grado a sua volta di suggerire con estrema grazia.

La contrapposizione caratteriale emblematica delle sue due protagoniste, il conflitto interiore vissuto da Ida, il netto, forse insormontabile ma immediatamente percepibile attrito fra una realtà quotidiana che risente ancora delle eco di una tragedia universale e quella più personale, intima, e toccante dei personaggi di questo film è come scolpito, scena dopo scena, quasi cesellato e riportato al rigore austero dello stile di Pawlikowski, così sempre attento a non essere banale in ogni sua sottolineatura, sia quando taglia fuori dall'inquadratura volti o corpi per implicarne la vergogna sia quando rimuove e cancella dallo spettro emotivo dei pensieri e delle intenzioni determinati significati, inconciliabili fra loro.

La storia di Ida si carica per la prima volta di elementi reali, vividi, che la riportano ad una maggior consapevolezza di sé, come un'arma con cui potrà prendere una decisione più onesta verso se stessa; alla fine, pur nella forzata convivenza degli estremi esiste un chiaro sottofondo comune che come una coperta (o come una tomba) seppellisce sotto di sé tutto quanto; e a concludere quel genere di indagine, di scoperta, a rimanere in sospeso, volteggiando nel clima opprimente che abbiamo davanti, è solo quel forte desiderio di lasciarsi alle spalle il rimpianto.


Svariati riconoscimenti fra cui la vittoria ai BAFTA per il miglior film europeo dell'anno, annovera anche una nomination agli incombenti Oscar come miglior film straniero.


Scena scelta












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