mercoledì 18 febbraio 2015

The Imitation Game


90 - The Imitation Game (febbraio 2015)




La vera storia (più o meno) di Alan Turing, il matematico che in pieno conflitto mondiale tentò e riuscì a decriptare il codice di Enigma, la macchina considerata la chiave delle comunicazioni naziste per via della sua presunta indecifrabilità.

Accanto a quell'impresa storica, che ha segnato per sempre gli esiti di una guerra che stava andando in tutt'altro senso e soprattutto la conformazione socio-politica del Mondo che andò delineandosi a seguito della sconfitta tedesca, c'è poi una vicenda meno pubblica, meno conosciuta e a tratti molto più scabrosa che è quella dell'Alan Turing uomo, omosessuale, reietto ed emarginato sociale.

I suoi tratti eccentrici, capaci di convivere in una mente ad un tempo geniale e socialmente incapace, sono portati sullo schermo con un'intensità obiettivamente spettacolare da un Cumberbatch monopolizzante su cui la parte sembra appositamente ricamata, per un film che ha nel suo attore protagonista un picco recitativo in grado di mascherare, anche se non sempre con costante efficacia, un meccanismo narrativo in realtà piuttosto prevedibile e consumato ma che soprattutto lascia qualche punto in sospeso per le licenze creative che si prende e per le questioni che invece evita di affrontare se non per rinvigorire un tessuto emotivo decisamente furbo.

Imperniato su una vicenda storica nota, e per questo difficilmente in grado di sorprendere nonostante il suo innegabile fascino, il film più che affermare un punto di vista strettamente storico o affrontare di petto il biopic, fa un uso consapevole delle due sfere narrative saltellando fra gli archi temporali e rimettendo insieme in modo drammatico tutti i tasselli di una stringente lotta contro il tempo, pescando collegamenti e disseminando metafore a vista d'occhio mentre si avvicina alle sue punte retoriche.

Sono così i ritmi ben scanditi del montaggio e una confezionatura strategica a tenere insieme un film che per il resto non riesce a raccontarsi in modo avvincente e sincero quanto pretende di farlo e a cui il contributo della regia di Tyldum nega per larghi tratti un'empatia vera, genuina, con il suo protagonista a causa di una rete di sottintendimenti, purtroppo per il film, molto più facilmente decifrabili del codice che ha per soggetto.

Lasciata da parte la sua scarsissima originalità anche a fronte di una storia che meritava assolutamente un approfondimento, si tratta di un discreto film (e nulla di più) che si prende un po' troppo sul serio mancando poi di una profondità proporzionale che gli permetta di farsi ricordare e che tuttavia, essendo costruito (verrebbe da dire matematicamente) su quelle due-tre scene madri in pieno stile Academy, si colloca fra quei film destinati a trovare consensi in ogni tempo.



Scena scelta












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