sabato 24 aprile 2021

Judas and the Black Messiah

156 - Judas and the Black Messiah (Aprile 2021)






1967, Fred Hampton è il leader del Black Panther Party e lavora a un disegno unificatore per riformare la società americana. L’FBI si mette sulle sue tracce, temendone una potenziale egemonia e l’affiliazione con gruppi della sinistra radicale che rappresentava la più importante minaccia percepita di un paese ancora scopertamente razzista, violento e retrogrado.                                                             Il tentativo della lotta come liberazione diventa allora il tentativo fatto dall’interno di trovare equilibrio e fratellanza, prima di tutto. 

Intriso del consueto biblicismo, come recita il titolo il film, si tratta della sintesi di questi movimenti antagonisti: da una parte il “Messia Nero”, la guida spirituale; dall’altra il Giuda, il fratello che tradisce un altro fratello: ma non è solo l’uomo nero che tradisce l’uomo nero, è soprattutto l’uomo bianco che semina il sospetto e il tradimento all’interno della grande famiglia americana, così instabile e fragile.

Sono gli anni di MLK, di Malcolm X, di Bobby Kennedy. Per le strade sfilano i manifestanti, le città diventano crogioli che fervono di progressismo, le forze dell’ordine e la politica ribattono colpo su colpo.

Con una sceneggiatura co-firmata in coppia con Will Berson, Shaka King dirige il suo primo film con piglio moderatamente polemico, sicuramente orgoglioso e sicuro, dipanandosi da una storia di ingiustizia sociale con uno stile semi-documentaristico che ha tutta l’intenzione di riportare alla luce verità mai del tutto elaborate e dare un ritratto più accurato sui fatti storici.

I volti scavati nelle luci della fotografia e dei primi piani di Daniel Kaluuya e Lakeith Stanfield sono l’emblema di questa lotta: determinato il primo, infingardo il secondo. Il film di King ci parla una volta di più di una verità storica sovvertita e di una grande ordalia; di un’intensa ed elaborata guerriglia psicologica alimentata da un Potere del tutto restio a cederne una parte, di un grande momento di consapevolezza condiviso. Percepiamo attraverso la tensione delle interpretazioni e lo svolgersi di una storia macchiata di insidie la meschinità e gli argomenti di una forte crisi etica. 

Il film si colloca a metà strada fra il biopic di carattere storico-sociale e il thriller politico. King sa mescolare bene gli elementi a sua disposizione, e sa ottenere ottime performance dal suo cast ma gli manca qualcosa a livello emozionale che cerca di compensare attingendo dalle qualità umane e spirituali, dal tessuto lacerato di una ferita ancora aperta: a gridare è l'indignazione e la convinzione di essere nel giusto, ma la sceneggiatura consegna un risultato forse troppo prevedibile.

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