domenica 25 aprile 2021

Nomadland

 159 - Nomadland (Aprile 2021)






È la commovente storia di Fern, che ha perso il marito e il lavoro in seguito alla crisi economica del 2008, e da allora, senza fissa dimora né famiglia, decide di mettersi in viaggio a bordo del suo camper, svolgendo lavoretti occasionali che le permettono di sopravvivere.

Il tanto acclamato dalla critica film di Chloe Zhao ci porta dentro a una dimensione fortemente americana: sono cicli storici che si rinnovano come per i personaggi di un romanzo di Steinbeck, strade che vengono battute nuovamente come quelle del pionieri della frontiera, l’irrequietezza di chi non può semplicemente starsene fermo a ignorare una realtà insostenibile come in Kerouac o McCandless. Lo sguardo di Fern, che si dice “houseless, but not homeless” tradendo una punta di orgoglio da riferire ai presunti limiti che ci poniamo e che possono essere abbattuti rovesciando le prospettive, è uno sguardo ferito ma tutt’altro che abbattuto, è un respiro profondo nell’aria di un cambiamento che diventa raison d’etre, condizione imprescindibile per assaporare quel che resta della vita nella sua pienezza e non affogare nei ricordi di un passato tormentato.

Essere un Nomad significa allora ritrovarsi ovunque e in ogni momento, lasciare che la mente venga irrorata di incontri, di persone, di albe e di tramonti, di avventure occasionali lungo la strada che sono come il sangue, la linfa vitale di una mente e di un corpo che lottano contro l’inerzia e la sopraffazione.

Il film dipinge attraverso una fotografia d’occasione questo progetto colto in tutta l'urgenza del suo messaggio spirituale: una donna forte e tenace che ha per casa il mondo e per famiglia le persone conosciute lungo il cammino, e se da una parte esplora la realtà (americana, e umana) attraverso la ricerca di un modo di essere che passa dall’epica on-the-road non troppo diversamente da altri film recenti (l’influenza di Payne sembra essere innegabile) dall’altra la Zhao è attenta a porre in risalto il film come un’esperienza sociale e documentaristica, che nasce e ritorna cioè in un contesto in cui l’alienazione e la ricerca del guadagno hanno soppiantato il rapporto con l’essere umano dimenticando le proprie responsabilità nei confronti delle persone invisibili.

Nomade quindi come risultato della recessione economica e dell’azione scellerata di una società impazzita; Nomade come unico, vero, possibile stile di vita; Nomade come eco di un passato in cui il futuro era incerto e ancora da costruire e si poteva contare sulla solidarietà del darsi una mano a vicenda. Proprio come in Steinbeck quando diceva “If you're in trouble or hurt or need–go to poor people”, e proprio come in quella Nomadland dove non si dice mai addio per sempre, ma "I'll see you down the road”, nelle parole di Bob Wells.

 


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