giovedì 25 febbraio 2016

The Martian


101 - The Martian (febbraio 2016)




Nel cinema ci sono poche ma solide certezze: se vuoi realizzare un film ambientato nello spazio fallo dirigere a Ridley Scott e, se intendi lasciarci un uomo, completamente solo, per l'intera durata, Matt Damon è un candidato che vuoi considerare per interpretare quell'uomo.

Su questo film, sensazionale dal punto di vista delle atmosfere e molto molto meno impressionante riguardo al grado di innovazione della scrittura, si potrebbe benissimo concludere ogni discorso così, ribadendo come quest'asse professionale fra il fu regista di Alien e il Golden Boy/Re Mida del cinema hollywoodiano (notoria la sua capacità di trasformare i film cui partecipa in successoni commerciali ai box office) diventi il fulcro totale e inesauribile della pellicola, con tutto il resto più in sottofondo.

Come un Robinson Crusoe ambientato su Marte: il tema dell'odissea solitaria dell'uomo non è certo dei più nuovi (e da qualche anno non lo è più neanche se collocato nelle distanze siderali dello spazio - senza scomodare i Maestri, si potrebbe citare il ben più recente e simile Gravity), ma non è questo il difetto più evidente del film, quanto la sua scelta applicata ad uno sviluppo, ad una formula piuttosto riconoscibile e che quindi presenta certi scricchiolii e fa sorgere legittime obiezioni quando si arriva al punto, cioè al pathos generato dall'estremità del pericolo.

Fortunatamente però Ridley Scott, oltre ad essere uno di quei grandi cineasti ancora in forma, è piuttosto intelligente da capire che non serviva l'ennesimo anello di una saga spaziale condivisa, che Marte non è poi più tanto misterioso quanto lo era decenni fa (quando la sola idea di nominarlo era sufficiente a costruirci un film affascinante) e che, appunto, il genere vive un'inflazione evidente: il regista americano sceglie così una linea diversa, più attenuata nei toni e sdrammatizzante nella forma: nonostante la rientranza nei canoni classici di sceneggiatura, Scott imposta il film in maniera da avere sempre appigli per cambiare di registro a seconda del momento, e quindi crea questa covalenza fra una drammaticità mai troppo pronunciata e l'umorismo neanche troppo insinuato che ovviamente va a deformare e quindi a de-strutturare la vicenda (evidente nei dialoghi, nel cameratismo, nella sottolineatura sonora), innescando una specie di riflesso che è buono anche a spiegare come l'uomo finalmente possa vedere se stesso quando è chiamato alla sfida della sopravvivenza.

Anche la tecnologia è usata qui in modo più insolito rispetto al trend recente, con molta più fiducia: si può ritorcere contro, sì, ma è più qualcosa di simile ad un amico che a un elemento ostile (come lo è invece l'inospitale natura), rappresenta in effetti l'ultima ed unica soluzione assieme all'intelletto umano e alla sua capacità di governarla; allo stesso tempo è qualcosa che unisce (divenendo mezzo di contatto, nonché di condivisione globale, e quindi antitetico alla desolante solitudine), non divide. Come dire che l'uomo, da solo, non basta; ma anche come ribadire che siamo noi a creare i presupposti per superare tali limiti.


Nonostante la sua prolissità, la sua genetica ossessione per l'eroismo e le cose che vanno a finir bene, il fatto che la suspance che cerca di creare sfocia raramente in qualcosa di molto credibile, e la regia vecchio stampo del suo autore, The Martian è un film deliziosamente girato che conserva il fascino delle cose vecchie, quelle che ci ricordano della nostra vera natura e della nostra missione originale qualificata nella lotta contro gli elementi e contro il tempo: niente come la bellezza delle immensità delle rossissime lande di Marte (catturate da una Fotografia che lascia poco all'immaginazione) lo definisce e, alla fine, difettucci a parte, la sensazione è di aver appena saggiato la superficie, assaporandone sì soltanto un surrogato, ma di quelli che possono lasciare soddisfatti anche i non esteti più puri fintanto che si è disposti ad accettare che quello che si è visto, con la concezione della fantascienza da copertina dell'ultimo decennio tutta improntata su azione e realismo spietato, ha poco a che fare.

Scena scelta











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