116 - Hidden Figures (febbraio 2017)
Un tempo lo Spazio interessava quand'era ripreso nel vivo delle sue missioni, qui invece, forse per la prima volta, ci viene mostrato quello che c'è dietro; quasi annullati i riferimenti visivi spettacolari o le odissee di cosmonauti coraggiosi, quelli che vediamo sfilare dietro le quinte sono solo uomini, ma soprattutto donne, con la testa immersa in numeri e calcoli in cui le riprese mozzafiato hanno lasciato il posto a simil-documentaristici filmati di repertorio: il contesto è noto, piena guerra fredda, la corsa allo spazio mette di fronte USA e Unione Sovietica. Ciascuna fa ricorso a tutte le risorse, in primis intellettive, a sua disposizione.
A stagliarsi sullo sfondo, ovviamente già prevedibile in tutti i suoi cliché, arrangiamenti stilistici, codici narrativi, c'è la storia insolita quanto veritiera di tre donne afroamericane che cambiarono il destino delle spedizioni lunari culminate con lo sbarco del 1969.
Naturalmente è un film molto Americano, non solo perché rientra nei suoi canoni tradizionali di cinema, non solo perché è un fatto di cronaca che riguarda particolarmente la sua storia, ma perché in una terza, ma delle tre più significativa, veste è anche la metafora progressista del nostro tempo: l'America di oggi come allora deve essere la numero uno (come da atavico stampo grandeur) di un mondo competitivo ma può farlo solo se resta unito, accettando dentro di sé la propria diversità e il contributo di tutti, specialmente delle minoranze etniche e dell'"ei fu" gentil sesso.
Un richiamo all'attualità e al tema della parificazione assieme alla denuncia storica mai troppo stantia di un tema ormai noto, ma in un contesto in cui si battono tutte le più prevedibili strade della discriminazione (siamo nei centri di analisi della Nasa, nello stato ancora segregazionista della Virginia, profondo sud) il moto d'orgoglio più evidente all'interno del film non è tanto di matrice razziale quanto femminista.
Tutto il film è giocato in maniera davvero leggera, spiritosa, su questa serie spropositata di riferimenti culturali disseminati in una sceneggiatura scontata fino alla fine, i cui personaggi sono perennemente illuminati da un'aura idealistica (perfino l'assurda inverosimiglianza paternalistico-eroica del personaggio di Kevin Costner allora pare per assurdo credibile) o sentimentalistica e gli ostacoli sono abbattuti da uno spirito e un'ossessione tipicamente Americani, nel senso artificioso del termine.
Il tocco del film è tanto più efficace quanto più si avvicina al ritratto quotidiano, banale, dell'ovvio; allora sì che possiamo credere che in fondo le tre donne in questione siano state davvero questo: donne, esseri umani, con esigenze calpestate, intelligenze snobbate; ma sono solo periodi che inframezzano un tono fastidiosamente perentorio e cattedratico di un film che vuole arrivare a definire un punto d'onore e il pur importante senso biografico si perde inevitabilmente dove comincia la stucchevole conclusione moralistica di tutte le storie del paese a stelle e strisce: è sufficiente cambiare gli addendi e il risultato non cambia.
A Hidden Figures, cui non fa difetto una certa antioriginalità anche tecnica (come ogni buon film sulla Nasa, non mancano le riprese più gettonate, dalle lente e drammatiche carrellate orizzontali ai piani ravvicinati degli ingegneri della missione, fino alle didascalie conclusive), si può solo rimproverare il "sé" più grave, più rigoroso che sta nel pensare alla propria mentalità come la zuccherosa panacea di ogni male sociale e soprattutto come a qualcosa ancora di attualità ideologica nella più grande categoria dei generi di intrattenimento.
Se il film non affonda sulla sua stessa obsolescenza lo deve in particolare alla bravura del cast nel sostenerne i toni - Taraji P. Henson (buona l'evoluzione del suo ruolo) e in minor parte Octavia Spencer - che dimostra come un personaggio possa anche essere umano, perfino quando è un genio (come l'Alan Turing di The Imitation Game, o lo S. Hawking di The Theory of Everything, solo per citare due film recenti prodotti per assecondare scopertamente la stessa idea Hollywoodiana, noiosa e superata) se solo ci si ricordasse che il Cinema dovrebbe renderlo tale.
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