martedì 12 febbraio 2013

Un viaggio verso la sopravvivenza nelle terre selvagge


57 - Beasts of the southern wild (febbraio 2013)




Hushpuppy vive in una comunità Bayou, nel profondo sud della Louisiana. Un'area distaccata dal resto della civiltà per mezzo di una diga e soggetta ad alluvioni dovute ai cicloni per le quali si è meritata il nome di "Bathtub" (vasca da bagno).
Nell'assenza di una madre, cresciuta da un padre estremamente autoritario ed istruita a riconoscere in se stessa nient'altro che un elemento del regno animale e come tale in perenne lotta per la sopravvivenza, la piccola Hushpuppy viene portata rapidamente alla convinzione di dover bastare a se stessa, anche in ragione della grave malattia del padre che presto la lascerà orfana.

In un luogo sperduto del sud degli Stati Uniti, una regione quasi mistica in cui si fondono i richiami della natura e le relative condizioni avverse, la magia primordiale della terra e la necessità di superarne gli ostacoli, dove la contraddizione si trasforma in suggestione e la parola si disperde lasciando passo e terreno fertile ad un meraviglioso simbolismo allegorico, è il viaggio spirituale e materiale in soggettiva della sua protagonista a trasformare il film in una ricerca di qualcosa che va oltre la più superficiale conservazione di se stessi.

Come spiega Hushpuppy, ha a che fare con qualcosa più grande di ognuno di noi, si tratta di fare i conti con il fatto che ogni piccolo frammento dell'universo ha un proprio senso all'interno del quadro generale e che solo riparando ciò che si è rotto si può trovare la risposta, la spiegazione alle nostre paure più ataviche ed ai desideri inespressi, come quello di essere più forti, coraggiosi, feroci come le bestie illustrate attraverso una delle scene più belle del film.
Ed è quindi attraverso la sua immaginazione, i suoi sguardi, i suoi pensieri che ci rendiamo conto che solo partendo dall'innocente prospettiva di una bambina di cinque anni, in transizione verso un'età adulta che le è richiesta dalle circostanze ma alla quale ancora non è approdata, possiamo avvicinarci a questa risposta.

La (madre) natura, l'universo e per ultimo la non casuale ricerca della madre fanno tutte richiamo alla stessa idea portante che in qualche modo cozza con fragore contro l'austerità velatamente affettuosa di un padre portatore di pragmatismo e disillusione, faro in una nebbia densa di significati polivalenti.

L'esordiente (strano a dirsi ma è così) Benh Zeitlin illustra e traspone l'opera teatrale di Lucy Alibar (qui co-sceneggiatrice) Juicy and Delicious e lo fa attraverso un minimalismo visivo e di linguaggio mediante cui rimuove veli, mette a nudo, semplifica.
Il film di Zeitlin non forza la mano rischiando di perdersi nel mare magnum di ciò in cui si addentra, ma si lascia trasportare. Lascia che siano le immagini della bellissima fotografia di Ben Richardson e le veramente sottolineabili musiche (firmate dallo stesso Zeitlin assieme a Dan Romer) a trasportare lo spettatore su un piano puramente emozionale ed istintivo.
Non a caso i dialoghi sono minimi; il racconto, fiabesco, è quello in prima persona che passa attraverso le storielle ingenue della bambina che le elabora ed immagina, il quale viene di volta in volta espanso (come l'universo di cui fa parte) in conseguenza degli scontri dialettici che ha con il padre e di ciò che le viene forzatamente insegnato.

Un film in definitiva che sorprende. Sorprende perché da un film low-budget, girato per intero in 16 millimetri con un taglio documentaristico e composto esclusivamente da attori non professionisti, difficilmente ci si può aspettare un esito così convincente. Convincente come la performance assolutamente strabiliante della piccola Quvenzhané Wallis (candidatura per lei) e come lo è in generale un ottimo script la cui resa finale è accresciuta dalla ricchezza del contesto e da una compiutezza che è percepibile immediatamente.

Un film a cui, pur provenendo da un background indipendente adeguatamente suffragato dal Gran Premio della giuria al Sundance Festival, è valso già "qualche" premio importante tra cui la considerazione dell'Academy in tendenza con una politica più recente più attenta a produzioni similari (si pensi ai recenti Molto forte, incredibilmente vicino, Winter's bone - un gelido inverno o Precious).

E se questo per Zeitlin (altra candidatura, oltre alla sceneggiatura e ovviamente al film) è l'inizio, chissà il prosieguo.


Scena scelta









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